Oggi mi è capitato di riflettere sulle “etichette” che attribuiamo a persone, rapporti, concetti... e anche a noi stessi. Siamo immersi in un contesto sociale fatto di relazioni e le etichette guidano il nostro modo di comportarci verso gli altri. E' rilevante per la nostra mente fare distinzioni tra amici, conoscenti, fidanzati, parenti, perchè con ognuno di essi instaureremo un rapporto diverso. Categorizzare è un processo cognitivo automatico che il nostro cervello compie in continuazione e in maniera del tutto automatica, a un livello non consapevole. Certo pensare per “etichette” può sembrare riduttivo, ma ha una sua utilità e una funzione adattiva. Il mondo è così complesso e ricco di stimoli che la nostra mente sarebbe completamente sopraffatta se non avessimo delle strategie per velocizzare alcuni processi. Categorizzare ci permette con “un minimo sforzo” di rispondere alle situazioni in maniera accurata, sulla base delle nostre esperienze. Mi basta sapere che quel tipo è un parroco per capire immediatamente che forse è meglio tenere per me che "dio riesco anche a sopportarlo, è il fan club che non mi va giù". Il fatto che la nostra mente utilizzi strategie come la categorizzazione per funzionare velocemente e in automatico, ci permette di risparmiare energia cognitiva che possiamo direzionare verso altri tipi di processo. Anche se le “etichette” vengono applicate in modo automatico e non conscio dal nostro cervello per risparmiare energia, non significa che non si possa “perdere del tempo” per pensarci in maniera deliberata. Anzi, dare nomi alle cose indefinite è un'attività che faccio molto spesso e che mi diverte molto. Per esempio, a chi non è mai capitato di provare delle emozioni per cui non esiste un nome preciso? A me capita spessissimo di venire sopraffatta da una serie di sensazioni che non saprei neanche da che parte cominciare a spiegare (figuriamoci dargli un nome). A tal proposito, a dimostrazione che la categorizzazione è un fenomeno legato anche alla cultura, capita spesso che in altre lingue si trovino parole per cui non esiste una traduzione esatta. Ecco due delle mie preferite:
Comunque, senza perderci troppo nei miei disturbi mentali e malinconia pervasiva, QUI trovate un elenco di parole intraducibili che sono davvero carine! Certo, è un bel vantaggio quando la lingua ti mette già a disposizione una parola che definisce perfettamente il concetto che vuoi esprimere. Questo avviene nella maggior parte dei casi e sicuramente ha la sua utilità, soprattutto se consideriamo che per capirci con le altre persone dobbiamo necessariamente adottare un codice comune. Tuttavia in quei casi eccezionali in cui non hai a disposizione la parola adatta, può essere molto divertente inventarne una ad hoc! Le mie preferite? Ce ne sono due (in inglese) che non sono presenti nel dizionario ma che “rendono bene l'idea”, come si suol dire. Textpectation: il senso di febbrile attesa e anticipazione che percepisci quando stai aspettando la risposta a un messaggio. (Praticamente ho passato così la mia adolescenza) Per chi non sapesse l'inglese, il termine unisce le parole: Text = sms sul cellulare Expectation = aspettativa/attesa Bedgasm: soddisfazione che percepisci quando finalmente vai a letto, dopo una giornata molto lunga. Se siete curiosi di leggerne altri, ecco QUI un elenco di questi neologismi fantastici. Come anticipavo all'inizio, oggi mi è capitato di riflettere sulle “etichette” perchè mi sono trovata a definire una persona che, per come la percepisco, non corrisponde bene a nessuna delle categorie più comuni (amica, conoscente...) Certo, avrebbe un ruolo ben preciso e delimitato - perchè non solo noi categorizziamo, ma alle volte è la società a incasellarci in una serie di categorie predeterminate (ad esempio alunni e maestri, genitori e figli...) Nella mia vita però è capitato spesso che mi stessero strette le etichette di “ruolo” e i comportamenti che ad esse andrebbero collegati. Per esempio ho mantenuto uno splendido rapporto con i miei maestri di scuola, che sinceramente non ho mai visto solo come “maestri di scuola”. Sono sempre stata curiosa di conoscere “la persona” oltre al “ruolo” e quindi la loro vita e i loro interessi. Gli uomini di cui sono stata innamorata non sono mai stati solo miei “compagni”, ma anche “amici”, “confidenti”, “insegnanti” e molto altro. Alcune volte credo sia più facile dare delle definizioni di ciò che non è, rispetto a definire ciò che è. Mi è abbastanza semplice dire che la persona con cui ho parlato oggi -non è una semplice conoscente -non è un'amica... E quindi cos'è? Potrei anche trovare una nuova parola o un nuovo ruolo per definirla (tra l'altro non è detto che l'altra persona condivida la stessa visione o accetti la nuova etichetta). Il fatto è che quando dai un'etichetta, ad essa sono associati anche certi tipi di schemi mentali e caratteristiche. Se in alcuni casi può essere divertente trovare un nome, in altri può essere altrettanto divertente non trovarlo; lascia più libertà e spazio alle possibilità di relazione. Mi accontento di godere della reciproca compagnia che -questo posso dirlo con sicurezza- è molto bella, stimolante e arricchente. CURIOSITA'
Che strategie utilizza la nostra mente per definire le categorie? Una prima teoria afferma che raggruppiamo gli oggetti in base alle loro proprietà simili. Per esempio un pinguino e un carino sono uccelli perchè hanno in comune le ali. Secondo la teoria del prototipo invece raggruppiamo secondo un nucleo di caratteristiche essenziali, che descrivono meglio quell'oggetto in base alla nostra esperienza. Per esempio, se pensiamo a un uccello ci verrà in mente il canarino, piuttosto che il pinguino.
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AriannaUn goccio di tè? Biscottini? Buona lettura! Archivi
Febbraio 2020
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